di Valter Vecellio
Già dal titolo, In trappola: ascesa e caduta delle democrazie occidentali, sappiamo cosa aspettarci da questo impietoso e crudo saggio di Franco Bernabè e Paolo Pagliaro. Spazza via tante “ragnatele” mentali, incrostate, paralizzanti. Fin dal primo capitolo: demistifica uno dei totem del progressismo, l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Proprio con lui, dicono Bernabé e Pagliaro, comincia “il declino dell’Occidente e soprattutto il declino della democrazia”: si registra crescita economica esponenziale, milioni di nuovi posti di lavoro, l’inflazione al 2 per cento, la disoccupazione al 4 per cento, massiccia crescita della capitalizzazione di borsa. Ma oggi arriva il conto per tutto questo Bengodi: negli USA e nel mondo.
Spietata quanto salutare requisitoria. L’Europa? Incapace di essere antagonista a USA, Russia, Cina, vittima e preda di miopi burocrazie e campanilismi, è “ridotta a ruolo di paladina dei consumatori, sentinella dell’efficienza della riduzione dei prezzi”. Il “Green deal”? “L’industria meccanica e automobilistica europea rischia di scomparire’’; al suo posto “tanto rancore’’, inconcludente, impotente, catastrofico comunque.
Una sommatoria di errori e miopie: l’idea che sia esportabile la democrazia liberale; che la globalizzazione, la liberalizzazione dei mercati finanziari e della tecnologia siano una sorta di panacea per ogni male; che il modello occidentale sia buono per ogni latitudine….
Tra la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991 si è consumato uno dei più grandi inganni collettivi della storia: credere che l’Occidente avrebbe determinato una diffusione universale del capitalismo democratico, addirittura la fine della storia, come preconizzato da un poco avveduto politologo nippo-americano. Peccato che le cose siano andate in ben altra direzione, la storia non sia finita, sia andata in una direzione inaspettata e segnato la perdita di centralità del modello occidentale e dei suoi valori: ecco così terremoti geopolitici e demografici, l’allarme climatico, gli abusi della tecnologia, l’arroganza del potere finanziario, il declino del lavoro e quello dell’informazione: è la storia di una sconfitta che rischia di essere fatale per la democrazia stessa.
Ralf Dahrendorf, dice nulla questo nome? Un grande liberale di respiro europeo, teorico del “fare, saper fare, far sapere”, per anni rettore del S. Anthony College a Oxford. Già nel 1987 quando i leader si chiamavano Ronald Reagan, Margaret Thatcher, Felipe Gonzales, François Mitterrand, Helmut Kohl, ammoniva che i politici occidentali erano incapaci di tutelare insieme sviluppo e istanze sociali; che si governa con l’autorevolezza delle idee e con l’idea dell’autoritarismo. Un passato che non passa…
Franco Bernabé – Paolo Pagliaro
In trappola – Solferino
di Va. Ve.
Come definire tecnicamente l’autocrazia? Un sistema politico, il cui scopo è conservare in modo non democratico e spesso violento il potere. Sostanzialmente governare con la forza e le falsità, fare della corruzione e della cleptocrazia le sue fondamenta; violare cinicamente i più elementari diritti umani. Si manipola massicciamente l’informazione; si perseguitano dissidenti e oppositori. Si contrastano e combattono le democrazie percepite giustamente minacce mortali.
In sintesi, è la diagnosi di Anne Applebaum, giornalista statunitense premio Pulitzer 2004, autrice di Autocrazie. Chi sono i dittatori che vogliono governare il mondo. Le odierne autocrazie, per la loro stessa natura, hanno un nemico in comune: la democrazia e i suoi valori: “Le autocrazie sono governate da reti sofisticate, che connettono tra loro strutture finanziarie, servizi di sicurezza, esperti di tecnologia che forniscono sorveglianza, propaganda e disinformazione…Condividono la determinazione a privare i cittadini della possibilità di far sentire la propria voce, a respingere ogni forma di trasparenza, a reprimere chiunque li sfidi”.
Da Mosca a Pechino, da Teheran a Pyongyang, passando per Caracas, Harare e Minsk, i moderni autocrati cooperano per puntellare il loro sistema, ostentano plateale disprezzo per i diritti umani, il diritto internazionale.
“La Russia svolge un ruolo di primo piano”, annota Applebaum, “sia perché ha inventato il connubio tra cleptocrazia e dittatura, sia perché cerca con la massima aggressività di rovesciare lo status quo”.
Cartteristica delle democrazie lo Stato di diritto, “il governo della legge” (rule of law). Le autocrazie prediligono invece “il governo mediante la legge” (rule by law): in sostanza la legge è qualunque cosa l’autocrate dice e vuole.
Grazie a raffinate e sistematiche campagne denigratorie, fake news e troll, le autocrazie controllano le “narrazioni”, dileggiano l’Occidente, la Nato, l’Unione europea, gli ideali e i valori liberali che li ispirano. Non a caso gli autocrati, unanimi, condannato “il caos democratico”. Cruda descrizione e denuncia dell’esistente. Nonostante, Applebaum ricorda che non tutto è perduto: “Resistono Paesi aperti e liberi che offrono una vita migliore delle dittature. Hanno difetti profondi e divisioni radicate: non sono perfetti. Questa è una ragione in più per difenderli”. Ma questa è una responsabilità dei democratici. Sono loro, spesso, i più pericolosi nemici della democrazia.
Anne Applebum
Autocrazie – Mondadori